Climate Risk Management: una proposta di approccio per le aziende

In un contesto di aumento della sensibilità nei confronti delle tematiche di sostenibilità, uno dei temi più attuali e di interesse è sicuramente il climate change.

Le richieste normative e le aspettative degli stakeholder hanno generato un’esigenza sempre più urgente per le aziende, in termini di trasparenza e gestione dei rischi e delle opportunità che potrebbero derivare dal cambiamento climatico.

Che approccio adottare per rispondere a queste richieste?

La crescente sensibilità alle tematiche di sostenibilità, sia da parte dei consumatori sia da parte delle istituzioni, ha reso ormai imprescindibile per le aziende focalizzare l’attenzione anche sugli aspetti ambientali, sociali e di governance nella definizione della propria strategia e nell’execution delle attività di business.

In particolare, nel corso degli ultimi anni i riflettori si sono accesi sul tema del cambiamento climatico, argomento sempre più attuale che si è guadagnato i primi posti nelle classifiche dei rischi più rilevanti a livello globale.

Nello specifico, con il termine Climate Change si intende un cambiamento a lungo termine nei modelli metereologici che definiscono i climi globali e regionali della Terra. Si tratta di un fenomeno che è sempre stato presente in natura e deriva dall’effetto congiunto della variabilità climatica propria dei cicli naturali e del mutamento climatico indotto dall’azione dell’uomo. Tuttavia, l’intervento umano sempre più invasivo ha accelerato ed esasperato questo fenomeno, andando a compromettere la capacità di adattamento simbiotico della natura e dell’uomo.

I dati relativi alle emissioni di gas serra, alla temperatura atmosferica e delle acque e al livello dei mari sono una dimostrazione del mutamento climatico in atto e dell’urgenza di un intervento di mitigazione, confermata dall’evoluzione normativa in materia di sostenibilità che negli ultimi anni si è in particolare focalizzata su questa tematica: basti pensare alla Normativa europea sul clima emessa a seguito del Green Deal europeo, oppure all’EU Taxonomy, i cui primi obiettivi riguardano proprio la mitigazione e l’adattamento climatico.

Nonostante i dati allarmanti diffusi dalla comunità scientifica e una crescente consapevolezza in materia, il cambiamento climatico e le conseguenti evoluzioni a livello normativo e/o in termini di aspettative degli stakeholder non sembrano tuttavia ancora adeguatamente percepiti dal Top Management aziendale tra i principali fattori di rischio che potrebbero avere effetti rilevanti sulle strategie aziendali di medio/lungo termine[1].

Ma rimandando ad un successivo approfondimento il capitolo della Governance e dell’engagement del Top Management sui temi ESG di lungo termine da parte dei CdA, ci interroghiamo qui su come sia possibile riuscire a intercettare e analizzare, in maniera efficace, gli effetti del rischio climatico a livello aziendale e se esistono linee guida e strumenti operativi a supporto.

Un’esigenza crescente di trasparenza e omogeneità nella gestione e disclosure del climate risk

A livello europeo, nel corso degli ultimi 10 anni sono stati elaborati diversi regolamenti e direttive volti a fornire linee guida per la gestione e la disclosure del rischio climatico, sia ad adesione volontaria sia come obbligo normativo.

Di particolare rilevanza è il framework elaborato e rilasciato nel 2017 dalla Taskforce on Climate-related Financial Disclosure (TCFD) con l’obiettivo di fornire alle aziende un insieme di raccomandazioni per la disclosure coerente e volontaria in materia di rischi finanziari legati al clima. Le raccomandazioni proposte rappresentano una risposta all’esigenza di maggiore trasparenza e omogeneità di disclosure da parte delle aziende e sono diventate negli anni una best practice riconosciuta a cui si ispirano i framework pubblicati successivamente, oltre che le più recenti normative in materia di climate change.

Oltre a raccomandazioni di carattere generale, la Task Force on Climate-related Financial Disclosures definisce anche linee guida specifiche per il settore finanziario e per le industry più esposte al rischio di climate change (i.e. Energy & Utilities, Trasporti, Agri-food e Costruzioni).

Le raccomandazioni riguardano diverse aree tematiche, in particolare:

  • La governance aziendale in materia di rischi e opportunità legate al clima;
  • Gli impatti dei rischi e delle opportunità legate al clima su business, strategia e pianificazione finanziaria;
  • I processi in essere per identificare, valutare e gestire i rischi legati al clima;
  • Le metriche e i target utilizzati per valutare e gestire i rischi e le opportunità legati al clima.

Le linee guida raccomandano di descrivere la resilienza della strategia aziendale all’evoluzione del contesto climatico, prendendo in considerazione diversi scenari climatici futuri e - per le industry maggiormente esposte - cercando di riportare:

  • Gli scenari considerati, incluso lo scenario con un aumento della temperatura globale pari o inferiore a 2°C;
  • I parametri e le assunzioni considerate (ad esempio lo sviluppo di nuove tecnologie);
  • L’orizzonte temporale analizzato;
  • Le informazioni relative alla resilienza aziendale, incluse le implicazioni strategiche e di performance in termini di value chain aziendale, allocazione dei capitali, R&D e posizione finanziaria.

Ma come deve organizzarsi un’azienda per applicare le raccomandazioni proposte?

La collaborazione fondamentale tra Risk Management e Sustainability Manager

Nell’approcciarsi all’analisi dei rischi derivanti dal cambiamento climatico, risulta imprescindibile la collaborazione tra la funzione di Risk Management e la funzione Sustainability.

Se infatti, da un lato, il Risk Manager ha le competenze necessarie per definire un approccio e guidare l’identificazione, la valutazione e la gestione dei rischi, d’altro canto la funzione Sustainability è quella che meglio conosce le evoluzioni del contesto e le strategie aziendali in materia di climate change.

La collaborazione si declina su diversi fronti, ugualmente rilevanti al fine di condurre un’efficace analisi dei rischi:

  • guida e supporto metodologico nell’identificazione, valutazione e monitoraggio dei rischi climatici nel breve, medio e lungo termine;
  • coordinamento delle diverse iniziative in ambito di monitoraggio e gestione del rischio climatico (es. assessment tecnici su impianti aziendali, revisione assicurazioni, …) presenti in azienda per una visione olistica e coerente del tema;
  • attività di formazione, per supportare la diffusione in azienda di una cultura in ambito climate risk per attivare la sensibilità del Management a tutti i livelli e aumentare la consapevolezza su potenziali rischi / opportunità.

L’approccio Protiviti per le società industriali

Per supportare le aziende nella gestione del rischio climatico e in coerenza con le raccomandazioni riportate dalla TCFD, Protiviti ha sviluppato un framework che propone l’adozione di approcci e strumenti differenti in funzione dell’orizzonte temporale di analisi, distinguendo in particolare tra eventi che potrebbero accadere durante l’arco di Piano ed eventi che potrebbero avere impatti sulla resilienza dell’azienda nel lungo periodo (2030 e/o 2050).

Questa distinzione risulta essenziale nell’analisi in quanto, a seconda dell’orizzonte temporale considerato, sono diversi gli obiettivi aziendali e il livello di declinazione della strategia e, di conseguenza, i rischi associati e il relativo grado di incertezza.

È inoltre fondamentale, con riferimento agli obiettivi sui rischi di breve/medio termine, elaborare metodologie differenti per la gestione dei rischi fisici e dei rischi di transizione, in quanto presentano peculiarità distinte, sia in termini di cause di rischio e fonti di riferimento per l’identificazione, sia in termini di strategie di monitoraggio e mitigazione.

a. RISCHI FISICI. In particolare, per quanto riguarda i rischi fisici, si propone una verticale di analisi dedicata a livello di singolo sito / asset rilevante, avendo cura di mappare non solo quelli di pertinenza dell’azienda, ma includendo nell’analisi la filiera / value chain aziendale, dalla catena di fornitura critica fino ai clienti finali (Third Party Risk Management).

Per questa tipologia di analisi è possibile selezionare gli indicatori climatici più significativi sulla base del business / asset aziendali rilevanti da monitorare tramite la consultazione di appositi database e valutare sulle metriche economico-finanziarie di riferimento dell’azienda gli impatti di eventuali variazioni. Questo monitoraggio permette alla società di essere consapevole dei rischi fisici (acuti e cronici) ai quali è esposta e di adottare in maniera tempestiva le misure di protezione e di rafforzamento della propria resilienza che riterrà necessarie.

b. RISCHI DI TRANSIZIONE. Per l’assessment dei rischi di transizione si suggerisce invece un’analisi delle evoluzioni del contesto esterno in termini di (i) normative attese nei prossimi anni, (ii) aspettative dei principali stakeholder (clienti, business partner, investitori, finanziatori, comunità locali), (iii) tecnologie rilevanti per il business aziendale.

La metodologia di valutazione di questa tipologia di rischi andrà definita in linea con la maturità aziendale in ambito di Risk Management. In particolare, se è già presente in azienda un modello di valutazione dei rischi Enterprise Risk Management (ERM), è possibile adattare la stessa metodologia e integrare queste nuove tematiche nelle analisi preesistenti.

Per l’identificazione e valutazione dei rischi nel lungo periodo, lo strumento migliore è rappresentato dall’analisi di scenario.

Al fine di effettuare un’analisi concreta e di supporto al processo decisionale, è necessario considerare i seguenti aspetti:

  • Qual è l’orizzonte temporale di interesse (es. 2030 e/o 2050)?
  • Quali sono gli scenari climatici e di transizione e le relative variabili più rilevanti, tenuto conto del business aziendale, della strategia a lungo termine e degli eventuali rischi / opportunità già mappati?
  • Come si traduce lo scenario identificato se applicato al contesto aziendale di riferimento? Quali aspetti della value chain potrebbero subìre un impatto?
  • Come sottolineato anche dalla TCFD, l’utilizzo di scenari per la valutazione dei rischi legati al clima è una pratica cui le aziende si stanno approcciando solo di recente e che sicuramente evolverà ulteriormente nel tempo.

Considerata però l’attenzione crescente che sia la normativa sia il mercato stanno rivolgendo al tema, è però sempre più urgente che le aziende inizino già da ora ad avviare un percorso in questa direzione, anche procedendo per step, iniziando a interrogarsi sui potenziali rischi e opportunità al fine di supportare il processo di definizione della strategia nel lungo termine e al contempo soddisfare le aspettative degli stakeholder in termini di trasparenza e reporting.

1.2022 AND 2031 EXECUTIVE PERSPECTIVES ON TOP RISKS

Leadership

Guido is Managing Director, Global Power & Utilities sector leader and head of the Italian Risk & Sustainability practice in non financial institutions. Before joining Protiviti in 2004, Guido worked four years in the consulting practice of Deloitte focusing on ...
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